Bonarcado (Bonàrcado IPA:, Bonacàtu in sardo), è un comune italiano di 1,521 abitanti della provincia di Oristano in Sardegna, nella regione storica del Montiferru; in precedenza faceva parte della curatoria "Campidano di Milis".
Il fertile suolo vulcanico unito alla presenza dell'acqua hanno fatto sì che la zona attorno a Bonarcado venisse abitata sin da tempi remoti, come testimoniano i numerosi nuraghi. In particolare a Bonarcado si ha la più alta concentrazione in Sardegna del tipo di nuraghe a corridoio. La maggior parte dei nuraghi è sita nell'altopiano verso il vicino comune di Paulilatino: Tzilighertu, Serra Crastula, Iscova era, Campu Iscudu, Sas Losas e Livandru. Non mancano nel territorio le tombe dei giganti, rimaneggiate per vari scopi e in diversi periodi. La presenza romana è attestata dai ritrovamenti, durante i lavori di restauro del santuario di Bonacatu, di un tratto di pavimentazione a mosaico che anticiperebbe quindi la costruzione del santuario stesso di almeno due secoli, portandolo al 400 d.C.. Il paese ebbe una notevole importanza durante l'alto medioevo. Appartenne al giudicato di Arborea e fece parte della curatoria di Parte Milis. Nel 1147 vi furono fondati per opera del giudice Barisone I un monastero di Camaldolesi e una chiesa, detta di Santa Maria. Alla consacrazione della chiesa, avvenuta lo stesso anno, presenziarono i quattro giudici isolani, l'arcivescovo di Pisa e i prelati della Sardegna. La chiesa ebbe molte donazioni da parte del giudice di Arborea e in essa nel 1237 il giudice Pietro II prestò giuramento di fedeltà e vassallaggio al Pontefice. Nel 1253 vi si tenne un sinodo, al quale parteciparono i vescovi sardi e l'abate di Saccargia, e nel 1302 un concilio di vescovi. Il paese andò poi decadendo per la peste che ne decimò la popolazione. Alla caduta del giudicato di Arborea fece parte del marchesato di Oristano, e sconfitti definitivamente gli arborensi (1478) divenne un feudo sotto gli aragonesi. Nel XVIII secolo fu incorporato nel marchesato di Arcais, feudo dei Flores Nurra, ai quali fu riscattato nel 1839 con l'abolizione del sistema feudale, per divenire un comune autonomo amministrato da un sindaco e da un consiglio comunale.